Centro di Spiritualità SS. Annunziata di Maddaloni (CE)

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Monastero di San Giuseppe in via De Rossi a Bari

IL PRIMO CARMELO FEMMINILE A BARI: MONASTERO DI SAN GIUSEPPE IN VIA DE ROSSI Fondato nel 1646 per l’interessamento e il munifico aiuto del Principe Benedetto D’Angelis, Barone di Bitetto e Carbonara, fu dedicato ai Santi Giuseppe e Teresa. Non era ancora ultimata la costruzione, quando le Carmelitane ne presero possesso, sobbarcandosi a non pochi sacrifici. « Sappiamo infatti dalle antiche memorie – si legge in un manoscritto di Sr. M. Rosa di Gesù Bambino conservato dalla fine dell’800 nell’Archivio del Monastero – che queste piissime religiose recitavano l’Ufficio Divino e facevano l’orazione mentale nel coro privo d’inginocchiatoi e di stalli, e con le finestre sfornite d’intelaiature e di vetri, cosicché erano costrette a sedersi ed appoggiarsi su grossi tufi ed. a godersi le correnti di aria gelata e la pioggia d’inverno o il sole nei mesi d’estate, perchè i lavori andavano molto per le lunghe, per mancanza di mezzi. Ma quelle religiose penitenti ricevevano tutto come dono di Dio e non se ne lamentavano. Solo col tempo e con le economie del monastero ogni cosa fu portata a compimento». Fra le Religiose designate dal Preposito Generale P. Mattia di S. Francesco per questa nuova fondazione, spicca la figura della Superiora, la Ven. Madre Francesca Teresa di Gesù, al secolo Donna Giovanna De Morra, principessa napoletana, detta la « regola vivente » per l’esattezza ed il fervore della sua osservanza regolare. Già precedentemente era stata chia-mata dal Monastero di S. Giuseppe a Pontecorvo di Napoli a fondare quello di S. Teresa alle Quattro Fontane di Roma (1621) e quello di Lecce (1631) intitolato ai Santi Nicola e Teresa. Durante il viaggio da Roma a Lecce aveva sostato a Bari presso le Clarisse ed aveva predetto « che di lì a, non molti anni sarebbe tornata a Bari e che quivi sarebbero rimaste sepolte le sue ossa. Infatti il giorno 10 aprile 1646 la piissima Madre veniva ad effettuare la desiderata fondazione. L’umile religiosa, per evitare ricevimenti ed onori, quali vi erano stati a Lecce al suo arrivo, giunse a Bari di notte, accompagnata dalla Madre Suor Maria Maddalena della Croce in qualità di Sottopriora e dalla conversa Suor Agnese della Madre di Dio.Morì all’età di 63 anni in uno slancio di divino amore, favorita da celesti visioni. Sembrava che nella sua cella vi fosse il paradiso, tanta era la luce che vi si spandeva. Le sue ultime parole alle Religiose furono: «Osservanza, mie figlie, se volete che lo Spo-so venga ad assidersi al vostro capezzale in morte, secondo la promessa da Lui fatta alla nostra S. Madre Teresa». (cfr. Biografia inedita della Fondatrice, scritta da Sr. M. Rosa di G. B. verso la fine dell’800. Archivio del monastero di Via De Rossi).Molte furono le anime elette fiorite in questo monastero, e che si dedicarono, come riferiscono le memorie, « con eroico slancio all’osservanza della loro regola in assoluta povertà, in soave obbedienza, in umile semplicità». La semplicità era tale «che le grazie mistiche più eccezionali di cui il Signore le favoriva, sembravano loro cose assolutamente comuni a tutte e naturali…».Tra le altre va ricordata Suor Anna Teresa di S. Benedetto per il miracolo da lei ottenuto ad intercessione di S. Giovanni della Croce e che giovò ad affrettare la canonizzazione del N. S. Padre . In data 25 settembre 1705, la Sacra Congregazione dei Religiosi concesse di ricevere delle educande in ala separata del Monastero, ferme restanti le prescrizioni della clausura. Questa eccezionale facoltà, confermata da Clemente XI il 12 settembre 1710, permise di esplicare un fervido apostolato fino a quando non vennero a turbare e poi a stroncare ogni attività le inique leggi del 1810 e del 1866. Le Religiose, però, restarono in sede ancora diversi anni. Nel 1888, in seguito a decreto di espulsione del Ministro dei Culti Zanardelli, erano costrette a lasciare il Monastero.Le piissime Carmelitane, fiduciose nella Provvidenza, si ritirarono presso le Suore Stimmatine a Modugno, (Bari), dove nel silenzio, nella preghiera e nella penitenza si prepararono a fondare un altro Carmelo a Bari.Il 6 marzo 1889, dopo un brevissimo soggiorno nell’antico monastero, sì trasferirono in una sede provvisoria in Piazza del Gesù, dove cominciarono ad accogliere le prime postulanti. Le Religiose raggiunsero presto il numero di ventuno: troppe per una casa assai modesta, Si pensò allora ad una nuova costruzione, che fu realizzata in Via De Rossi ed inaugurata col titolo di S. Giuseppe il 14 agosto 1901.La Comunità del monastero dei Santi Giuseppe e Teresa si estinse, per mancanza di vocazioni. L’ultima monaca professa e tre Sorelle converse senza voti, furono accolte in Via De Rossi nel 1926, quando il Comune s’impadronì dei locali che, già in rovina, furono poi del tutto demoliti.Il Carmelo di Via De Rossi, invece, si distinse subito per rigogliosa vitalità. In un complesso edilizio imponente e funzionale, annesso al nuovo monastero e alla bella Chiesa, sorgeva l’educandato, dal quale doveva poi nascere il primo nucleo della G. Femminile di Azione Cattolica barese. Si rinnovava così la antica tradizione, che le Madri Fondatrici avevano già riaffermata fin dal 1893 nella casa di Piazza del Gesù non intenzionalmente, ma portate da circostanze ed eventi chiaramente indicativi dei piani della Provvidenza. Restava, però, da risolvere una delicata questione giuridica: sotto quale aspetto il monastero poteva, considerarsi propriamente del secondo Ordine Carmelitano?L’educandato richiedeva un’attività non certo consona con lo spirito e la vita del Carmelo, e imponeva dei limiti alla clausura. Per questi motivi, la nuova fondazione, con rescritto del 7 aprile 1902, era stata semplicemente riconosciuta come Casa religiosa di Carmelitane Scalze, «godendo per grazia dei privilegi spirituali dei Monasteri del secondo Ordine». Le Religiose, invece, e specialmente le Fondatrici, aspiravano a far parte pienamente del secondo Ordine Carmelitano; s’industriarono, perciò, a più riprese, per ottenere tale riconoscimento. Questo finalmente fu loro concesso il 21 aprile 1932, mentre era Generale dell’Ordine il P. Guglielmo di S. Alberto, per vivo interessamento di Mons. Curi, Arcivescovo di Bari, e del P. Eugenio di S. Giovanni della Croce, Procuratore Generale. La S. Congregazione dei

Matino (Lecce)

MATINO (LECCE) Il 25 novembre 1951 sorgeva, per volontà e liberalità di Gina Sergio e del fratello Serafino, un nuovo Carmelo a Matino (Lecce). Quattro Suore del vicino Monastero di Gallipoli formavano la prima Comunità. La costruzione della Chiesa, dedicata al S. Bambino di Praga, è stata portata a termine e inaugurata il 13 ottobre 1957. Ulteriori informazioni le trovi scaricando il file seguente: Monastero Matino

Monastero di San Simone (Lecce)

MONASTERO DI SAN SIMONE (LECCE) Il 29 maggio 1931 dal Monastero di Gallipoli fu fondato quello di S. Simone di Tuglie (Lecce, sotto il titolo del S. Cuore di Gesù e di S. Teresa del B. Gesù.

Monastero di Gallipoli (Lecce)

MONASTERO DI GALLIPOLI (LECCE) Fu fondato il 27 maggio 1692, sotto il titolo dei SS. Nomi di Gesù, Maria, Giuseppe, da Mons. Antonio Perez a Lastra. E’ famoso per un fatto prodigioso avvenuto nella notte del 15 gennaio 1910, mentre versava in estrema povertà. La M. Priora aveva indetto un triduo in onore della SS. Trinità, affidandosi all’intercessione di Suor Teresa di G. B., la cui vita era stata letta in Comunità pochi mesi prima. Il Triduo di preghiere terminava proprio il 16 gennaio, festa del SS. Nome di Gesù.Vagliato scrupolosamente e riconosciuto autentico dall’Autorità Ecclesiastica, servì per la beatificazione della piccola Santa di Lisieux. Ecco come lo narra con semplicità e candore la Madre Carmela del Cuore di Gesù, Superiora del Monastero, in una lettera alla Madre Agnese di Gesù, sorella della Santina: Monastero di S. Teresa – Gallipoli – (Lecce) – 16 gennaio 1910 Il Signore ha voluto glorificare la sua serva accordando un miracolo alla nostra Comunità. Le mando la relazione del miracolo avvenuto in nostro favore.Ma a Roma trovasi un documento importante, firmato non solo da tutte le nostre suore, ma ancora dall’Illustrissimo Mons. Vescovo e da una commissione di Reverendi.La notte del 16 corrente la passai maluccio, a motivo delle mie sofferenze fisiche e preoccupata da gravi difficoltà. Erano sonate le tre, e, quasi interamente esaurita di forze, mi sollevai alquanto sul letto come per respirare un po’ meglio; poi mi addormen-tai, ed in sogno mi parve di sentirmi toccare da una mano che, tirandomi le coperte sul viso, mi copriva con tenerezza. Credetti che una delle mie consorelle fosse venuta a farmi questa carità, e le dissi senza aprir gli occhi : « Mi lasci, di grazia, non mi scomponi, perchè questo mi farebbe assai male; sono tutta in sudore ». Allora una voce sconosciuta mi rispose: « No, figlia mia, questo non fa male, e non è punto pericoloso », e continuando a coprirmi, e sorridendo, soggiunse: « Mi ascolti, figlia mia : Dio si serve degli abitanti celesti come dei terreni; eccole 500 lire colle quali pagherà il debito della sua Comunità ». E avendole io risposto che il debito della Comunità non era che di 300 lire, ella disse : « Ebbene, il resto sarà in più; ma perchè questo danaro non può tenerlo in cella, venga con me». Senza risposta, pensai: « Ma come devo fare ad alzarmi, che sono tutta sudata ? ». E quella celeste visione penetrando nel mio pensiero, e, pur sorridendo, proferì la parola bilocazione; ed io mi trovai all’istante fuori di cella, in compagnia di una suora Carmelitana, dai cui abiti e dal cui velo usciva uno splendore di Paradiso, che servì per illluminare il cammino. Mi condusse giù nella stanza della Ruota, mi fece aprire una cassettina di legno che conteneva la nota del debito della Comunità e mi consegnò 500 lire.La guardai stupefatta, e mi prostrai per ringraziarla dicendole « Santa Madre mia ». Ma aiutandomi a rialzarmi, ed accarezzandomi affettuosamente riprese : « No, figlia mia, non sono la Santa Madre, sono la serva di Dio Suor Teresa di Lisieux. Oggi è festa in Cielo e sulla terra, perchè è ìl Nome di Gesù». Tutta meravigliata e commossa, non sapendo che dire, più col pensiero che colle parole: « Oh mamma mia – esclamai – queste violenze continue » ma non potei proseguire.Allora. l’angelica Suora, toccandomi con la mano la spalla, e sorridendomi : «Figlia mia, – disse, – vuoi forse lasciare la via certa per l’incerta? ». Posandomi poi la sua mano sul velo come per accomodarmelo, e per farmi un’ultima carezza fraterna, si allontanò lentamente : « Aspetti – le dissi – potrebbe sbagliare strada »; ma con un sorriso angelico mi rispose : « No, no, figlia mia, la mia via è sicura, non mi sono ingannata seguendola».Mi svegliai, e nonostante la mia debolezza estrema mi alzai, scesi in coro, e feci la Santa Comunione. Le religiose mi guardavano, e vedendomi in uno stato di salute da far pietà, volevano far chiamare il medico. Passai di sagrestia, e incontrando le due sagrestane che volevano assolutamente mandarmi a letto, e richiamare il medico, io, per evitare tutto ciò, dissi loro come mi avesse molto commossa l’impressione di un sogno che raccontai loro con tutta semplicità. Quelle religiose mi supplicarono d’andare ad aprire la cassettina, ma risposi che non si doveva credere ai sogni, e che il farlo sarebbe stato un male; le loro istanze però furono tali che per pura compiacenza obbedii. Andai nella stanza della ruota, aprii la cassettina e vi trovai realmente la somma miracolosa di 500 lire. Lascio considerare a Lei il restoSuor M. Carmela del S. Cuore di Gesù. Alla relazione che per obbedienza M. Carmela dovette inviare al Carmelo di Lisieux, M. Agnese così rispondeva. Ci siamo commosse fino alle lacrime; la nostra piccola Teresa quando era ancora quaggiù ci aveva detto: « Se la mia via di confidenza e di amore è sospetta, vi prometto di non lasciarvi nell’errore, tornerò per avvertirvi; se essa è sicura, voi lo saprete ugualmente ». Ed ecco che a Voi, Madre carissima in Gesù, quest’Angelo viene a dire ciò che essa è « La mia via è sicura, non mi sono ingannata ». Forse non avete dato che un senso letterale a questa frase, ma qui è stato ben differente. Ciò che desta maggiormente la mia ammirazione, è che ella sia venuta a dirci questo proprio al momento in cui ci si occupa della sua Causa, in cui si sta studiando la sua «Via» Il fatto di così grande interesse, sia per il miracolo in sè che per la celeste conferma del valore spirituale del messaggio teresiano, fu efficacemente ricordato nel suo 50° anniversario per iniziativa del pio Vescovo della città S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Quaremba in tutta la Diocesi di Gallipoli nel 1961. Per l’occasione fu indetta una settimana di studio e di preghiere che suscitò nuovo fervore di vita interiore e commosso entusiasmo.Le manifestazioni

Monastero di S. Teresa in via Amendola (Bari)

IL MONASTERO DI S. TERESA NUOVA IN VIA AMENDOLA A BARI « Voglio che il suolo di questa Casa venga calpestato dalle Figlie di S. Teresa d’Avila ». Questo fu l’anelito degli ultimi anni di vita, e « l’ultima volontà testamentaria espressa sul letto di morte dall’illustreCav. Giuseppe Gimma, alla sua nobile e diletta Calò (…). Il buon Dio accolse il pio desiderio del Signor Giuseppe Gimma. Il suo avito palazzo, trasformato in un piccolo Carmelo, dopo appena tre anni dal suo decesso, avvenuto in Bari il 10 maggio 1917. La Signora Antonietta Calò, mantenendo fede alla volontà del consorte, propose subito il progetto della nuova fondazione a Mons. Giulio Vaccaro, allora Arcivescovo di Bari, che lo approvò di buon grado.La Fondatrice del monastero fu la stessa figlia dei coniugi Gimma, Suor Teresa di Gesù. Nata il 10 marzo 1880, aveva apportato ai suoi genitori, provati dalla perdita di due figli, nuova gioia e nuove speranze. Le fu imposto il nome di Teresa.A 18 anni chiese di entrare a far parte delle Figlie di S. Teresa. Tale richiesta, com’era da prevedersi, mise lo scompiglio nella serena casa dei coniugi Gimma, i quali guardavano alla figliuola, come all’unica erede del loro casato.« Alla mente dei coniugi Gimma, si prospettò il vuoto più desolante per la separazione dalla loro unica figlia. Le speranze più rosee per un luminoso avvenire, s’infransero ad un tratto, e il loro nido di amore divenne freddo per il temuto distacco che tra poco doveva avvenire. Furono escogitati vari mezzi per sviare dal cuore della giovane Teresa la vocazione religiosa, ma nulla bastò a rimuovere dalla sua nobile decisione la futura Carmelitana, che disprezzando quanto il mondo poteva offrirle, nel fiore dei suoi anni, il 29 maggio 1898, sorretta da una forza arcana varcò la soglia benedetta del Carmelo di S. Giuseppe in Bari… ».« Dopo il Postulato, che fu abbastanza prolungato per le preghiere del Cav. Gimma, che- sperava e attendeva il ritorno della sua amata figlia nell’avita Casa, Teresa potè finalmente vestire le Sacre lane del Carmelo, tra l’ammirazione e l’entusiasmo di quanti la conoscevano. Le fu conservato il nome di battesimo per le istanze ancora del suo papà ».Quando le giunse, il 13 luglio 1920, il comando formale da parte dell’Arcivescovo di lasciare il suo monastero per dare vita al nuovo Carmelo, Suor Teresa lasciò subito (14 luglio 1920) l’amato Chiostro, « dopo ventidue anni di pace e di gioie intime, gustate nella dolce oasi di S. Giuseppe », e fece ritorno alla casa paterna.« Il giorno seguente, 15 luglio, per espressa volontà di S. Eccellenza, Mons. Vaccaro, venne celebrata la prima S. Messa nella cappellina improvvisata del Palazzo Gimma (…). In quello stesso giorno, Sua Eccellenza fece pervenire una lettera a Suor Teresa, promettendo di proteggere la nascente opera ed invitandola ad iniziare i lavori di trasformazione del Palazzo » (Archivio del Monast.Ben presto fu formata la Comunità, secondo le leggi carmelitane. Nel 1932, l’Arcivescovo Augusto Curi, d’accordo coi Superiori dell’Ordine, decise di trasferire le Religiose in altro luogo, lontano dalla città. Fu acquistata l’attuale villa ed ampliata e modificata secondo le esigenze. La Comunità lasciò il Palazzo Gimma, e si trasferì in Via Salerno nel 1935.Il 5 giugno 1938, le Religiose emisero i voti. solenni, e dieci anni dopo, nel 1948, il primo dicembre, la M. Fondatrice, che aveva già visto prosperare la sua opera, dopo una vita edificantissima, rese la sua anima a Dio.Il 22 aprile 1954, il Monastero fu posto sotto la giurisdizione dell’Ordine.Infine, nel 1959, la Comunità si trasferì in una nuova Casa, costruita nella stessa proprietà di Via Salerno (oggi Via Amendola), acquistata nel 1934.

Monastero di Massa Lubrense (Napoli)

IL MONASTERO DI MASSA LUBRENSE (NAPOLI) Anche questo Carmelo fu voluto dalla Ven. Madre Serafina di Dio. « Con vari lumi celesti, e con molti interni impulsi – si legge nella sua biografia scritta dal P. Nicolò Sguillante e dal P. Tomaso Pagani, fu spronato più volte il cuore della Serva dei Signore, affinchè desse principio, ed effettuasse la Fondazione di un Monastero, a somiglianza di quello di Capri, nella Città di Massa Lubrense; nulladimeno se ne differiva sempre l’esecuzione, a cagione che non permetteva il Vescovo di Capri, che la Serva di Dio ponesse il piede fuori della sua Diocesi. Ma giunse pure alla fine quel tempo stabilito dalla Divina Provvidenza, in cui felicemente potè Suor Serafina fondare il secondo suo Monastero nella mentovata Città. Poichè, essendosi, per ordine del Papa, appartato da Capri il Vescovo, che non voleva che Suor Serafina si trasferisse altrove; ed avendo Monsignor Francesco Neri, per commissione Pontificia, presa l’amministrazione della Diocesi di Capri, la prima cosa, ch’egli fece, fu mandare in scriptis alla Serva del Signore l’Ubbidienza, che si accingesse subito per trasferirsi nella Città di Massa, affinchè ivi gittasse i primi fondamenti di un nuovo Monastero (…). Dunque a dì 4 Ottobre 1673, in giorno di Sabato, il mentovato Prelato Francesco Maria Neri coll’accompagnamento di tre Sacerdoti, si portò da Massa in Capri, per prendere Suor Serafina, la quale, conducendo seco tre delle sue più esperimentate Figliuole; due delle quali voleva lasciare per qualche tempo per buona direzione del nuovo Monastero, e l’altra per riportarla per sua Compagna seco in Capri nel suo ritorno, si pose in barca con tutta la virtuosa comitiva; e perchè era il mare alquanto tempestoso, giunse in Massa ad un’ora della notte; e senza prendere veruno ristoro al lido, si portò in quella casa dove stavano racchiuse, per ordine del Vescovo medesimo, nove Zitelle tra Napoletane e Massesi, delle quali doveva essere Maestra, e guida la serva del Signore.… Fu costretta Ella a tornare nell’anno seguente in Massa per osservare se camminassero le cose, secondo s’erano avanti stabilite; e per accendere di vantaggio i cuori di quelle spose del Sig. a maggior fervore. E il medesimo fece negli anni appresso, coll’oc-casione, che doveva la Serva di Dio partire dal Monastero di Capri per altre fondazioni in Nocera, Torre del Greco, ed altre, ed in fatti con tante visite, sante istruzioni, e buono indirizzo di questa gran Serva del Signore, quel Monastero non solo s’è stabilito nel materiale assai bene, essendosi da persone divote colla spesa di molte migliaia di scudi eretta da fondamenti così la casa assai comoda per quelle Religiose; come la magnifica Chiesa, che si vede già perfezionata; ma quel che è più, fiorisce nell’osservanza religiosa, e nell’esemplarità, e nella divozione a segno, che tutti i Vescovi, che successivamente uno ha succeduto all’altro nel governo di quella Diocesi, come Monsignor Massarenghi, Nepita, e Monsignor Rossi, tutti ne han fatto distintissima stima. E li PP. della Compagnia di Gesù e li PP. Carmelitani Scalzi, per la venerazione, in che tengono quelle virtuose Religiose, volentieri con prediche, con esercizi spirituali, e con confessarle estraordinariamente, e s’impiegono a promuovere di vantaggio il fervore in quelle spose del Signore».Il Monastero di Massa Lubrense è passato al nostro II Ordine il 25 maggio 1942; il 24 agosto dello stesso anno con solenne cerimonia si instaurava la clausura papale e la Comunità era affidata alla guida di Consorelle provenienti dai Monasteri di Arco Mirelli (Napoli), e di Pagani. (Cfr. Bollett. dei Carm. Sc. di Napoli – anno VI, sett.-ott. 1942, n. 9-10).

Carmelo dei Ponti Rossi (Napoli)

IL CARMELO DEI PONTI ROSSI (7 dicembre 1934) Il 22 ottobre 1910, nella cappella dedicata alla S. Madre Teresa della Chiesa di S. Teresa al Museo, Antonietta Cattanea prese l’abito di Terziaria Carm. Sc. con il nome di Suor Teresa del Bambinello Gesù, dalle mani del Rev. P. Dionisio di S. Teresa, con decreto della Curia Napoletana (10-10-1910), ed il beneplacito del P. Eusebio della Presentazione, essendone consapevoli i Superiori Maggiori.La giovinetta, che fin dal 5 settembre 1908 aveva tentato di far parte del nostro II Ordine, il 15 agosto 1910 si era decisa a lasciare definitivamente la casa paterna con l’intento di fondare un nuovo Carmelo.A suo fianco la Provvidenza pose per la realizzazione dell’opera una radiosa figura di Carmelitano: il P. Romualdo di S. Antonio, uno dei primi religiosi della nostra restaurata Provincia, nel quale si fondevano eccezionali doni di natura e di grazia. Egli, dopo prudente attesa, quando per chiari segni fu manifesta la volontà di Dio, divenne la sua più valida guida.La culla della nuova Comunità fu una cameretta presso le Suore Betlemite a S. Maria dei monti ai Ponti Rossi.Nel febbraio 1911 fu preso in fitto il secondo piano della casa e, col favore delle pie Religiose, venne adattato a minuscolo monastero costituito da otto celle, Oratorio con sagrestia, roberia, saletta di ricreazione, cucina, parlatorio.Nonostante diffidenze, incomprensioni e ostilità, ben presto accorsero ad esso anime elette, tra le quali Matilde de Liguoro, che prese il nome di Suor Maria Serafina del S. Cuore e divenne poi la prima Maestra delle Novizie. Ad indirizzarla alla nuova Fondazione fu il suo Padre Spirituale, il Venerabile P. Berardo Atonna. dei Minori Francescani, di cui è ora in corso la causa di Beatificazione.Il 22 aprile 1912, per la generosità della pia Signora Felicia Parisi, che già aveva assicurato a Suor Teresa la dote necessaria per iniziare la vita religiosa, fu possibile acquistare sulla ridente collina di S. Maria dei Monti un terreno con un modesto fabbricato, di proprietà dell’Avv. Giuseppe Abbamonte.La palazzina viene adattata alle esigenze della osservanza regolare. Il 13 febbraio 1913 è già pronta ad accogliere la piccola Comunità; mentre i lavori per la costruzione del nuovo monastero, incominciati nel luglio 1912, progrediscono lentamente, ma senza soluzione di continuità, sotto la sapiente guida del P. Romualdo. Sorretto da illimitata fiducia nella Provvidenza, fra molteplici e gravi difficoltà, il carissimo Padre è sereno. E non ha fretta. Egli sa che un’aiuola carmelitana va difesa da mura che nella loro povertà distacchino, nell’armonia delle linee elevino, nei giochi d’ombra raccolgano in Dio: anima di asceta e tempra di artista, vuol servirsi dello spazio finito per slanciare le anime verso l’Infinito… Perciò ha cura di ogni particolare, crea bozzetti, rivede e perfeziona scrupolosamente ogni disegno, è attento, e talvolta partecipa, all’attività degli operai, tra i quali è un apostolo… Quando, il 23 novembre 1920, la Comunità passa nei nuovi locali, trova nelle piccole nitide celle, nei lunghi e raccolti corridoi e finanche nella sagoma delle grate, l’espressione della fede e dell’arte di Padre Romualdo.Questi, però, guarda soprattutto alle anime, delle quali ormai è Padre e Maestro, formandole, più con l’esempio che con la parola, all’austerità e alla dolcezza della vita carmelitana.Il 26 giugno 1923, suonano festose, per la prima volta, le campane del nuovo monastero. Un fatto prodigioso è avvenuto: Suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (Giuseppina Catanea, sorella della Fondatrice), inferma da cinque anni, immobilizzata a letto per meningismo spinale sopraggiunto a bronco alveolite ed a frequenti attacchi anginodi, è guarita istantaneamente al tocco del Braccio di S. Francesco Saverio.Il fervore della Comunità, che già osserva in tutto il rigore la Regola teresiana, aumenta; con rinnovato slancio, si chiede al Signore che diventi realtà il sogno lungamente carezzato di appartenere di diritto al Il Ordine Carmelitano. Finalmente, il 7 dicembre 1932, l’erezione canonica è concessa e il monastero è messo sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo.Nel Venerdì di Passione dello stesso anno le buone religiose avevano vissuto altre ore di intensa commozione: una S. Spina della Corona di N. S. G. Cristo, donata loro da una pia persona verso il 1914, e priva di autentica, era fiorita miracolosamente.Ecco come narra il fatto il noto studioso Mons. G. Batt. Alfano, membro della Commissione costituita dal Card. A. Ascalesi, per un accurato esame del fenomeno« Da quell’epoca la reliquia fu conservata, insieme con parecchie altre, nel detto monastero senza che fosse osservata, nè esposta alla pubblica venerazione, nemmeno il Venerdì Santo. Quest’anno però (1932) data la coincidenza del Venerdì Santo con l’Annunzia-zione e ricordando le Suore il miracolo della Santa Spina di Andria e di altre città, del che si occuparono i giornali cittadini, si volle esporre la reliquia il Venerdì Santo, dopo di essere stata ripetutamente osservata da tutta la Comunità e da persone estranee nei giorni e nelle ore precedenti al pomeriggio del medesimo Venerdì Santo.Intanto, mentre verso le ore 14 del Venerdì Santo, alcune suore visitarono la reliquia e non vi notarono nulla di nuovo, ritornando alle ore 16, si accorsero con grande meraviglia, che dalla base della Spina veniva fuori una forma di pianticina, una specie di foglia, vagamente bucherellata e laciniata all’orlo, di color giallo paglino; e frattanto in alcuni punti della Spina si vedeva qualche macchia rossa; e specialmente verso l’estremità, lì dove alla Spina è attaccata una crocetta di legno, si vedeva, nella biforcazione, una goccia di liquido rosso-rubino, quasi trasparente, che sembrava una vera goccia di sangue… ». (Cfr. Su la Santa Spina della Corona di N. S. G. Cr. che si venera nel Monastero delle Carmelitane Scalze ai Ponti Rossi in Napoli, Tip. Unione, 1932, pp. 3-4).Il 25 gennaio1933, Madre Teresa di Gesù emette i voti solenni; dopo breve gioiosa attesa anche le altre religiose entrano a farparte ufficialmente della grande famiglia carmelitana. Il 1 marzo dello stesso anno viene concessa la sospirata clausura.Non resta da realizzare un’altra aspirazione: dedicare ai SS. Teresa e Giuseppe una nuova Chiesa in sostituzione della piccola Cappella inaugurata il 26 settemre 1923.Per la posa della prima pietra

Carmelo di Arco Mirelli a Napoli

CARMELO DI ARCO MIRELLI A NAPOLI (25 marzo 1747) Sorto per iniziativa delle Monache di S. Giuseppea Pontecorvo che acquistarono per 12.000 ducati una proprietà del Regio Consigliere D. Carlo Gaeta, fu dedicato ai Santi Giovanni e Teresa. Molto contribuì alla sua costruzione, Maria Amalia di Sassonia, consorte di Carlo III.In data 3 marzo 1747, il re Carlo III, ottenne dal Sommo Pontefice Benedetto XIV un Breve col quale il nuovo Carmelo di Napoli veniva messo alla diretta dipendenza del Defìnitorio Generale. La prima priora fu la Madre Giovanna Teresa dello Spirito Santo che, nel marzo del 1747, uscì dal monastero di S. Giuseppe per dare inizio alla vita regolare. Era nata a Valenza il 23 giugno 1701, dalla nobile famiglia Micò e Vega. Donna d’ingegno e di cuore generoso, fu veramente la pietra angolare della nascente Comunità. Si spense il 10 gennaio 1763. Provenienti con lei dallo stesso Monastero e come lei religiose di grande virtù furono le altre due Fondatrici : Suor Maria Luisa di S. Giuseppe (1715-1783), napoletana, figlia del Marchese Ludovico Paternò, e Suor Maria Elena di S. Teresa, nata a Napoli dalla famiglia Vernazza dei Principi Palmericci, e volata al cielo il 29 aprile 1800, dopo indicibili sofferenze santamente sopportate.Nel monastero di Arco Mirelli si custodiscono con grande venerazione due brani di lettere autografe della S. M. Teresa ed una del S. P. Giovanni della Croce. Si conservano pure un piccolo crocefisso ed un bastone, portati dalle ultime Religiose di S. Giuseppe a Pontecorvo quando nel 1619 lasciarono la loro casa, unitamente al seguente attestato che si trova in archivio« L’anno 1607 si fondò questo Monastero di S. Giuseppe a Pontecorvo di Napoli dalle Carmelitane Scalze. Venne per Fondatrice la Madre Maddalena di Gesù Maria, insieme con quattro altre Monache che vennero da Genova, cioè : la Madre Maddalena di Gesù Maria che fu priora di questo Convento e la Madre Suor Casimira di S. Francesco Sottopriora, Sr. Dorotea di S. Agnese e Suor Teresa di Gesù, la quale portò un bastone che se haveva servito per viaggio la nostra Santa Madre Teresa che lo diede al Padre Fra Ferdinando di S. Maria, ch’è uno dei Padri che venne a fondare da Spagna in Italia, lo quale è stato molte volte Generale e Superiore della nostra Religione.Lo diede alla Madre Maddalena Fondatrice e Priora di questo Convento e sempre è stato tenuto con questa stima dal nostro Convento e di questo ne facciamo tutte fede, tutte quelle Monache che si trovavano allora quali sono sei e tutte le altre che sono venute appresso, l’hanno sempre stimato tale.Oltre il bastone, nel grande Crocifisso delle Reliquie si conserva una piccola Croce che anche fu della Nostra Santa Madre Teresa, con un Crocifisso di pittura. E lo sopraddetto Padre Fra Ferdinando, lo diede alla Madre Maddalena di Gesù Maria e di questo anche ne tenemo l’istessa sicurtà che havemo dichiarato tenere dello bastone ».Pio IX, il 15 settembre 1849, quando per i moti rivoluzionari di Roma fu costretto a rifugiarsi a Napoli, volle onorare la Comunità di una sua visita e si dichiarò lieto di avervi trovato molta umiltà, povertà ed osservanza. In tale occasione accordò alle Religiose un’indulgenza plenaria da guadagnarsi la prima volta che si fossero confessate, e un’altra indulgenza plenaria da guadagnarsi una volta al mese, facendo una visita alla statua della Madonna posta nel Coro Superiore del monastero.La Chiesa, sorta in sostituzione di una cappella di cui si servirono provvisoriamente le prime Monache, e dedicata ai Santi Giuseppe e Teresa, fu dichiaratadi Regio Padronato delle Reali famiglie Borbone e Sassone ed aperta al culto nel 1757. Pare sia opera dell’architetto Carasale.E a tipo centrale non puro per l’inorganico sviluppo absidale; ma, nel complesso, sia per la luminosa cupola, sia per la sobrietà degli stucchi e la semplicità delle linee, risulta bella e dignitosa.Il quadro dell’Altare Maggiore, raffigurante la Vergine del Carmelo andò distrutto da bombardamento nella seconda guerra mondiale ed è stato sostituito con altra pregevole tela. Quello dell’altare a sinistra di chi entra rappresenta la scena del Calvario e l’altro, a destra, la S. Famiglia con S. Giovanni, San Gioacchino e S. Anna: ambedue sono opera di Giuseppe Bonito (1707-1787), uno dei migliori pittori dell’epoca.