Centro di Spiritualità SS. Annunziata di Maddaloni (CE)

Matino (Lecce)

MATINO (LECCE) Il 25 novembre 1951 sorgeva, per volontà e liberalità di Gina Sergio e del fratello Serafino, un nuovo Carmelo a Matino (Lecce). Quattro Suore del vicino Monastero di Gallipoli formavano la prima Comunità. La costruzione della Chiesa, dedicata al S. Bambino di Praga, è stata portata a termine e inaugurata il 13 ottobre 1957. Ulteriori informazioni le trovi scaricando il file seguente: Monastero Matino

Monastero di San Simone (Lecce)

MONASTERO DI SAN SIMONE (LECCE) Il 29 maggio 1931 dal Monastero di Gallipoli fu fondato quello di S. Simone di Tuglie (Lecce, sotto il titolo del S. Cuore di Gesù e di S. Teresa del B. Gesù.

Monastero di Gallipoli (Lecce)

MONASTERO DI GALLIPOLI (LECCE) Fu fondato il 27 maggio 1692, sotto il titolo dei SS. Nomi di Gesù, Maria, Giuseppe, da Mons. Antonio Perez a Lastra. E’ famoso per un fatto prodigioso avvenuto nella notte del 15 gennaio 1910, mentre versava in estrema povertà. La M. Priora aveva indetto un triduo in onore della SS. Trinità, affidandosi all’intercessione di Suor Teresa di G. B., la cui vita era stata letta in Comunità pochi mesi prima. Il Triduo di preghiere terminava proprio il 16 gennaio, festa del SS. Nome di Gesù.Vagliato scrupolosamente e riconosciuto autentico dall’Autorità Ecclesiastica, servì per la beatificazione della piccola Santa di Lisieux. Ecco come lo narra con semplicità e candore la Madre Carmela del Cuore di Gesù, Superiora del Monastero, in una lettera alla Madre Agnese di Gesù, sorella della Santina: Monastero di S. Teresa – Gallipoli – (Lecce) – 16 gennaio 1910 Il Signore ha voluto glorificare la sua serva accordando un miracolo alla nostra Comunità. Le mando la relazione del miracolo avvenuto in nostro favore.Ma a Roma trovasi un documento importante, firmato non solo da tutte le nostre suore, ma ancora dall’Illustrissimo Mons. Vescovo e da una commissione di Reverendi.La notte del 16 corrente la passai maluccio, a motivo delle mie sofferenze fisiche e preoccupata da gravi difficoltà. Erano sonate le tre, e, quasi interamente esaurita di forze, mi sollevai alquanto sul letto come per respirare un po’ meglio; poi mi addormen-tai, ed in sogno mi parve di sentirmi toccare da una mano che, tirandomi le coperte sul viso, mi copriva con tenerezza. Credetti che una delle mie consorelle fosse venuta a farmi questa carità, e le dissi senza aprir gli occhi : « Mi lasci, di grazia, non mi scomponi, perchè questo mi farebbe assai male; sono tutta in sudore ». Allora una voce sconosciuta mi rispose: « No, figlia mia, questo non fa male, e non è punto pericoloso », e continuando a coprirmi, e sorridendo, soggiunse: « Mi ascolti, figlia mia : Dio si serve degli abitanti celesti come dei terreni; eccole 500 lire colle quali pagherà il debito della sua Comunità ». E avendole io risposto che il debito della Comunità non era che di 300 lire, ella disse : « Ebbene, il resto sarà in più; ma perchè questo danaro non può tenerlo in cella, venga con me». Senza risposta, pensai: « Ma come devo fare ad alzarmi, che sono tutta sudata ? ». E quella celeste visione penetrando nel mio pensiero, e, pur sorridendo, proferì la parola bilocazione; ed io mi trovai all’istante fuori di cella, in compagnia di una suora Carmelitana, dai cui abiti e dal cui velo usciva uno splendore di Paradiso, che servì per illluminare il cammino. Mi condusse giù nella stanza della Ruota, mi fece aprire una cassettina di legno che conteneva la nota del debito della Comunità e mi consegnò 500 lire.La guardai stupefatta, e mi prostrai per ringraziarla dicendole « Santa Madre mia ». Ma aiutandomi a rialzarmi, ed accarezzandomi affettuosamente riprese : « No, figlia mia, non sono la Santa Madre, sono la serva di Dio Suor Teresa di Lisieux. Oggi è festa in Cielo e sulla terra, perchè è ìl Nome di Gesù». Tutta meravigliata e commossa, non sapendo che dire, più col pensiero che colle parole: « Oh mamma mia – esclamai – queste violenze continue » ma non potei proseguire.Allora. l’angelica Suora, toccandomi con la mano la spalla, e sorridendomi : «Figlia mia, – disse, – vuoi forse lasciare la via certa per l’incerta? ». Posandomi poi la sua mano sul velo come per accomodarmelo, e per farmi un’ultima carezza fraterna, si allontanò lentamente : « Aspetti – le dissi – potrebbe sbagliare strada »; ma con un sorriso angelico mi rispose : « No, no, figlia mia, la mia via è sicura, non mi sono ingannata seguendola».Mi svegliai, e nonostante la mia debolezza estrema mi alzai, scesi in coro, e feci la Santa Comunione. Le religiose mi guardavano, e vedendomi in uno stato di salute da far pietà, volevano far chiamare il medico. Passai di sagrestia, e incontrando le due sagrestane che volevano assolutamente mandarmi a letto, e richiamare il medico, io, per evitare tutto ciò, dissi loro come mi avesse molto commossa l’impressione di un sogno che raccontai loro con tutta semplicità. Quelle religiose mi supplicarono d’andare ad aprire la cassettina, ma risposi che non si doveva credere ai sogni, e che il farlo sarebbe stato un male; le loro istanze però furono tali che per pura compiacenza obbedii. Andai nella stanza della ruota, aprii la cassettina e vi trovai realmente la somma miracolosa di 500 lire. Lascio considerare a Lei il restoSuor M. Carmela del S. Cuore di Gesù. Alla relazione che per obbedienza M. Carmela dovette inviare al Carmelo di Lisieux, M. Agnese così rispondeva. Ci siamo commosse fino alle lacrime; la nostra piccola Teresa quando era ancora quaggiù ci aveva detto: « Se la mia via di confidenza e di amore è sospetta, vi prometto di non lasciarvi nell’errore, tornerò per avvertirvi; se essa è sicura, voi lo saprete ugualmente ». Ed ecco che a Voi, Madre carissima in Gesù, quest’Angelo viene a dire ciò che essa è « La mia via è sicura, non mi sono ingannata ». Forse non avete dato che un senso letterale a questa frase, ma qui è stato ben differente. Ciò che desta maggiormente la mia ammirazione, è che ella sia venuta a dirci questo proprio al momento in cui ci si occupa della sua Causa, in cui si sta studiando la sua «Via» Il fatto di così grande interesse, sia per il miracolo in sè che per la celeste conferma del valore spirituale del messaggio teresiano, fu efficacemente ricordato nel suo 50° anniversario per iniziativa del pio Vescovo della città S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Quaremba in tutta la Diocesi di Gallipoli nel 1961. Per l’occasione fu indetta una settimana di studio e di preghiere che suscitò nuovo fervore di vita interiore e commosso entusiasmo.Le manifestazioni

Monastero di S. Teresa in via Amendola (Bari)

IL MONASTERO DI S. TERESA NUOVA IN VIA AMENDOLA A BARI « Voglio che il suolo di questa Casa venga calpestato dalle Figlie di S. Teresa d’Avila ». Questo fu l’anelito degli ultimi anni di vita, e « l’ultima volontà testamentaria espressa sul letto di morte dall’illustreCav. Giuseppe Gimma, alla sua nobile e diletta Calò (…). Il buon Dio accolse il pio desiderio del Signor Giuseppe Gimma. Il suo avito palazzo, trasformato in un piccolo Carmelo, dopo appena tre anni dal suo decesso, avvenuto in Bari il 10 maggio 1917. La Signora Antonietta Calò, mantenendo fede alla volontà del consorte, propose subito il progetto della nuova fondazione a Mons. Giulio Vaccaro, allora Arcivescovo di Bari, che lo approvò di buon grado.La Fondatrice del monastero fu la stessa figlia dei coniugi Gimma, Suor Teresa di Gesù. Nata il 10 marzo 1880, aveva apportato ai suoi genitori, provati dalla perdita di due figli, nuova gioia e nuove speranze. Le fu imposto il nome di Teresa.A 18 anni chiese di entrare a far parte delle Figlie di S. Teresa. Tale richiesta, com’era da prevedersi, mise lo scompiglio nella serena casa dei coniugi Gimma, i quali guardavano alla figliuola, come all’unica erede del loro casato.« Alla mente dei coniugi Gimma, si prospettò il vuoto più desolante per la separazione dalla loro unica figlia. Le speranze più rosee per un luminoso avvenire, s’infransero ad un tratto, e il loro nido di amore divenne freddo per il temuto distacco che tra poco doveva avvenire. Furono escogitati vari mezzi per sviare dal cuore della giovane Teresa la vocazione religiosa, ma nulla bastò a rimuovere dalla sua nobile decisione la futura Carmelitana, che disprezzando quanto il mondo poteva offrirle, nel fiore dei suoi anni, il 29 maggio 1898, sorretta da una forza arcana varcò la soglia benedetta del Carmelo di S. Giuseppe in Bari… ».« Dopo il Postulato, che fu abbastanza prolungato per le preghiere del Cav. Gimma, che- sperava e attendeva il ritorno della sua amata figlia nell’avita Casa, Teresa potè finalmente vestire le Sacre lane del Carmelo, tra l’ammirazione e l’entusiasmo di quanti la conoscevano. Le fu conservato il nome di battesimo per le istanze ancora del suo papà ».Quando le giunse, il 13 luglio 1920, il comando formale da parte dell’Arcivescovo di lasciare il suo monastero per dare vita al nuovo Carmelo, Suor Teresa lasciò subito (14 luglio 1920) l’amato Chiostro, « dopo ventidue anni di pace e di gioie intime, gustate nella dolce oasi di S. Giuseppe », e fece ritorno alla casa paterna.« Il giorno seguente, 15 luglio, per espressa volontà di S. Eccellenza, Mons. Vaccaro, venne celebrata la prima S. Messa nella cappellina improvvisata del Palazzo Gimma (…). In quello stesso giorno, Sua Eccellenza fece pervenire una lettera a Suor Teresa, promettendo di proteggere la nascente opera ed invitandola ad iniziare i lavori di trasformazione del Palazzo » (Archivio del Monast.Ben presto fu formata la Comunità, secondo le leggi carmelitane. Nel 1932, l’Arcivescovo Augusto Curi, d’accordo coi Superiori dell’Ordine, decise di trasferire le Religiose in altro luogo, lontano dalla città. Fu acquistata l’attuale villa ed ampliata e modificata secondo le esigenze. La Comunità lasciò il Palazzo Gimma, e si trasferì in Via Salerno nel 1935.Il 5 giugno 1938, le Religiose emisero i voti. solenni, e dieci anni dopo, nel 1948, il primo dicembre, la M. Fondatrice, che aveva già visto prosperare la sua opera, dopo una vita edificantissima, rese la sua anima a Dio.Il 22 aprile 1954, il Monastero fu posto sotto la giurisdizione dell’Ordine.Infine, nel 1959, la Comunità si trasferì in una nuova Casa, costruita nella stessa proprietà di Via Salerno (oggi Via Amendola), acquistata nel 1934.

Monastero di Massa Lubrense (Napoli)

IL MONASTERO DI MASSA LUBRENSE (NAPOLI) Anche questo Carmelo fu voluto dalla Ven. Madre Serafina di Dio. « Con vari lumi celesti, e con molti interni impulsi – si legge nella sua biografia scritta dal P. Nicolò Sguillante e dal P. Tomaso Pagani, fu spronato più volte il cuore della Serva dei Signore, affinchè desse principio, ed effettuasse la Fondazione di un Monastero, a somiglianza di quello di Capri, nella Città di Massa Lubrense; nulladimeno se ne differiva sempre l’esecuzione, a cagione che non permetteva il Vescovo di Capri, che la Serva di Dio ponesse il piede fuori della sua Diocesi. Ma giunse pure alla fine quel tempo stabilito dalla Divina Provvidenza, in cui felicemente potè Suor Serafina fondare il secondo suo Monastero nella mentovata Città. Poichè, essendosi, per ordine del Papa, appartato da Capri il Vescovo, che non voleva che Suor Serafina si trasferisse altrove; ed avendo Monsignor Francesco Neri, per commissione Pontificia, presa l’amministrazione della Diocesi di Capri, la prima cosa, ch’egli fece, fu mandare in scriptis alla Serva del Signore l’Ubbidienza, che si accingesse subito per trasferirsi nella Città di Massa, affinchè ivi gittasse i primi fondamenti di un nuovo Monastero (…). Dunque a dì 4 Ottobre 1673, in giorno di Sabato, il mentovato Prelato Francesco Maria Neri coll’accompagnamento di tre Sacerdoti, si portò da Massa in Capri, per prendere Suor Serafina, la quale, conducendo seco tre delle sue più esperimentate Figliuole; due delle quali voleva lasciare per qualche tempo per buona direzione del nuovo Monastero, e l’altra per riportarla per sua Compagna seco in Capri nel suo ritorno, si pose in barca con tutta la virtuosa comitiva; e perchè era il mare alquanto tempestoso, giunse in Massa ad un’ora della notte; e senza prendere veruno ristoro al lido, si portò in quella casa dove stavano racchiuse, per ordine del Vescovo medesimo, nove Zitelle tra Napoletane e Massesi, delle quali doveva essere Maestra, e guida la serva del Signore.… Fu costretta Ella a tornare nell’anno seguente in Massa per osservare se camminassero le cose, secondo s’erano avanti stabilite; e per accendere di vantaggio i cuori di quelle spose del Sig. a maggior fervore. E il medesimo fece negli anni appresso, coll’oc-casione, che doveva la Serva di Dio partire dal Monastero di Capri per altre fondazioni in Nocera, Torre del Greco, ed altre, ed in fatti con tante visite, sante istruzioni, e buono indirizzo di questa gran Serva del Signore, quel Monastero non solo s’è stabilito nel materiale assai bene, essendosi da persone divote colla spesa di molte migliaia di scudi eretta da fondamenti così la casa assai comoda per quelle Religiose; come la magnifica Chiesa, che si vede già perfezionata; ma quel che è più, fiorisce nell’osservanza religiosa, e nell’esemplarità, e nella divozione a segno, che tutti i Vescovi, che successivamente uno ha succeduto all’altro nel governo di quella Diocesi, come Monsignor Massarenghi, Nepita, e Monsignor Rossi, tutti ne han fatto distintissima stima. E li PP. della Compagnia di Gesù e li PP. Carmelitani Scalzi, per la venerazione, in che tengono quelle virtuose Religiose, volentieri con prediche, con esercizi spirituali, e con confessarle estraordinariamente, e s’impiegono a promuovere di vantaggio il fervore in quelle spose del Signore».Il Monastero di Massa Lubrense è passato al nostro II Ordine il 25 maggio 1942; il 24 agosto dello stesso anno con solenne cerimonia si instaurava la clausura papale e la Comunità era affidata alla guida di Consorelle provenienti dai Monasteri di Arco Mirelli (Napoli), e di Pagani. (Cfr. Bollett. dei Carm. Sc. di Napoli – anno VI, sett.-ott. 1942, n. 9-10).

Carmelo dei Ponti Rossi (Napoli)

IL CARMELO DEI PONTI ROSSI (7 dicembre 1934) Il 22 ottobre 1910, nella cappella dedicata alla S. Madre Teresa della Chiesa di S. Teresa al Museo, Antonietta Cattanea prese l’abito di Terziaria Carm. Sc. con il nome di Suor Teresa del Bambinello Gesù, dalle mani del Rev. P. Dionisio di S. Teresa, con decreto della Curia Napoletana (10-10-1910), ed il beneplacito del P. Eusebio della Presentazione, essendone consapevoli i Superiori Maggiori.La giovinetta, che fin dal 5 settembre 1908 aveva tentato di far parte del nostro II Ordine, il 15 agosto 1910 si era decisa a lasciare definitivamente la casa paterna con l’intento di fondare un nuovo Carmelo.A suo fianco la Provvidenza pose per la realizzazione dell’opera una radiosa figura di Carmelitano: il P. Romualdo di S. Antonio, uno dei primi religiosi della nostra restaurata Provincia, nel quale si fondevano eccezionali doni di natura e di grazia. Egli, dopo prudente attesa, quando per chiari segni fu manifesta la volontà di Dio, divenne la sua più valida guida.La culla della nuova Comunità fu una cameretta presso le Suore Betlemite a S. Maria dei monti ai Ponti Rossi.Nel febbraio 1911 fu preso in fitto il secondo piano della casa e, col favore delle pie Religiose, venne adattato a minuscolo monastero costituito da otto celle, Oratorio con sagrestia, roberia, saletta di ricreazione, cucina, parlatorio.Nonostante diffidenze, incomprensioni e ostilità, ben presto accorsero ad esso anime elette, tra le quali Matilde de Liguoro, che prese il nome di Suor Maria Serafina del S. Cuore e divenne poi la prima Maestra delle Novizie. Ad indirizzarla alla nuova Fondazione fu il suo Padre Spirituale, il Venerabile P. Berardo Atonna. dei Minori Francescani, di cui è ora in corso la causa di Beatificazione.Il 22 aprile 1912, per la generosità della pia Signora Felicia Parisi, che già aveva assicurato a Suor Teresa la dote necessaria per iniziare la vita religiosa, fu possibile acquistare sulla ridente collina di S. Maria dei Monti un terreno con un modesto fabbricato, di proprietà dell’Avv. Giuseppe Abbamonte.La palazzina viene adattata alle esigenze della osservanza regolare. Il 13 febbraio 1913 è già pronta ad accogliere la piccola Comunità; mentre i lavori per la costruzione del nuovo monastero, incominciati nel luglio 1912, progrediscono lentamente, ma senza soluzione di continuità, sotto la sapiente guida del P. Romualdo. Sorretto da illimitata fiducia nella Provvidenza, fra molteplici e gravi difficoltà, il carissimo Padre è sereno. E non ha fretta. Egli sa che un’aiuola carmelitana va difesa da mura che nella loro povertà distacchino, nell’armonia delle linee elevino, nei giochi d’ombra raccolgano in Dio: anima di asceta e tempra di artista, vuol servirsi dello spazio finito per slanciare le anime verso l’Infinito… Perciò ha cura di ogni particolare, crea bozzetti, rivede e perfeziona scrupolosamente ogni disegno, è attento, e talvolta partecipa, all’attività degli operai, tra i quali è un apostolo… Quando, il 23 novembre 1920, la Comunità passa nei nuovi locali, trova nelle piccole nitide celle, nei lunghi e raccolti corridoi e finanche nella sagoma delle grate, l’espressione della fede e dell’arte di Padre Romualdo.Questi, però, guarda soprattutto alle anime, delle quali ormai è Padre e Maestro, formandole, più con l’esempio che con la parola, all’austerità e alla dolcezza della vita carmelitana.Il 26 giugno 1923, suonano festose, per la prima volta, le campane del nuovo monastero. Un fatto prodigioso è avvenuto: Suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (Giuseppina Catanea, sorella della Fondatrice), inferma da cinque anni, immobilizzata a letto per meningismo spinale sopraggiunto a bronco alveolite ed a frequenti attacchi anginodi, è guarita istantaneamente al tocco del Braccio di S. Francesco Saverio.Il fervore della Comunità, che già osserva in tutto il rigore la Regola teresiana, aumenta; con rinnovato slancio, si chiede al Signore che diventi realtà il sogno lungamente carezzato di appartenere di diritto al Il Ordine Carmelitano. Finalmente, il 7 dicembre 1932, l’erezione canonica è concessa e il monastero è messo sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo.Nel Venerdì di Passione dello stesso anno le buone religiose avevano vissuto altre ore di intensa commozione: una S. Spina della Corona di N. S. G. Cristo, donata loro da una pia persona verso il 1914, e priva di autentica, era fiorita miracolosamente.Ecco come narra il fatto il noto studioso Mons. G. Batt. Alfano, membro della Commissione costituita dal Card. A. Ascalesi, per un accurato esame del fenomeno« Da quell’epoca la reliquia fu conservata, insieme con parecchie altre, nel detto monastero senza che fosse osservata, nè esposta alla pubblica venerazione, nemmeno il Venerdì Santo. Quest’anno però (1932) data la coincidenza del Venerdì Santo con l’Annunzia-zione e ricordando le Suore il miracolo della Santa Spina di Andria e di altre città, del che si occuparono i giornali cittadini, si volle esporre la reliquia il Venerdì Santo, dopo di essere stata ripetutamente osservata da tutta la Comunità e da persone estranee nei giorni e nelle ore precedenti al pomeriggio del medesimo Venerdì Santo.Intanto, mentre verso le ore 14 del Venerdì Santo, alcune suore visitarono la reliquia e non vi notarono nulla di nuovo, ritornando alle ore 16, si accorsero con grande meraviglia, che dalla base della Spina veniva fuori una forma di pianticina, una specie di foglia, vagamente bucherellata e laciniata all’orlo, di color giallo paglino; e frattanto in alcuni punti della Spina si vedeva qualche macchia rossa; e specialmente verso l’estremità, lì dove alla Spina è attaccata una crocetta di legno, si vedeva, nella biforcazione, una goccia di liquido rosso-rubino, quasi trasparente, che sembrava una vera goccia di sangue… ». (Cfr. Su la Santa Spina della Corona di N. S. G. Cr. che si venera nel Monastero delle Carmelitane Scalze ai Ponti Rossi in Napoli, Tip. Unione, 1932, pp. 3-4).Il 25 gennaio1933, Madre Teresa di Gesù emette i voti solenni; dopo breve gioiosa attesa anche le altre religiose entrano a farparte ufficialmente della grande famiglia carmelitana. Il 1 marzo dello stesso anno viene concessa la sospirata clausura.Non resta da realizzare un’altra aspirazione: dedicare ai SS. Teresa e Giuseppe una nuova Chiesa in sostituzione della piccola Cappella inaugurata il 26 settemre 1923.Per la posa della prima pietra

Carmelo di Arco Mirelli a Napoli

CARMELO DI ARCO MIRELLI A NAPOLI (25 marzo 1747) Sorto per iniziativa delle Monache di S. Giuseppea Pontecorvo che acquistarono per 12.000 ducati una proprietà del Regio Consigliere D. Carlo Gaeta, fu dedicato ai Santi Giovanni e Teresa. Molto contribuì alla sua costruzione, Maria Amalia di Sassonia, consorte di Carlo III.In data 3 marzo 1747, il re Carlo III, ottenne dal Sommo Pontefice Benedetto XIV un Breve col quale il nuovo Carmelo di Napoli veniva messo alla diretta dipendenza del Defìnitorio Generale. La prima priora fu la Madre Giovanna Teresa dello Spirito Santo che, nel marzo del 1747, uscì dal monastero di S. Giuseppe per dare inizio alla vita regolare. Era nata a Valenza il 23 giugno 1701, dalla nobile famiglia Micò e Vega. Donna d’ingegno e di cuore generoso, fu veramente la pietra angolare della nascente Comunità. Si spense il 10 gennaio 1763. Provenienti con lei dallo stesso Monastero e come lei religiose di grande virtù furono le altre due Fondatrici : Suor Maria Luisa di S. Giuseppe (1715-1783), napoletana, figlia del Marchese Ludovico Paternò, e Suor Maria Elena di S. Teresa, nata a Napoli dalla famiglia Vernazza dei Principi Palmericci, e volata al cielo il 29 aprile 1800, dopo indicibili sofferenze santamente sopportate.Nel monastero di Arco Mirelli si custodiscono con grande venerazione due brani di lettere autografe della S. M. Teresa ed una del S. P. Giovanni della Croce. Si conservano pure un piccolo crocefisso ed un bastone, portati dalle ultime Religiose di S. Giuseppe a Pontecorvo quando nel 1619 lasciarono la loro casa, unitamente al seguente attestato che si trova in archivio« L’anno 1607 si fondò questo Monastero di S. Giuseppe a Pontecorvo di Napoli dalle Carmelitane Scalze. Venne per Fondatrice la Madre Maddalena di Gesù Maria, insieme con quattro altre Monache che vennero da Genova, cioè : la Madre Maddalena di Gesù Maria che fu priora di questo Convento e la Madre Suor Casimira di S. Francesco Sottopriora, Sr. Dorotea di S. Agnese e Suor Teresa di Gesù, la quale portò un bastone che se haveva servito per viaggio la nostra Santa Madre Teresa che lo diede al Padre Fra Ferdinando di S. Maria, ch’è uno dei Padri che venne a fondare da Spagna in Italia, lo quale è stato molte volte Generale e Superiore della nostra Religione.Lo diede alla Madre Maddalena Fondatrice e Priora di questo Convento e sempre è stato tenuto con questa stima dal nostro Convento e di questo ne facciamo tutte fede, tutte quelle Monache che si trovavano allora quali sono sei e tutte le altre che sono venute appresso, l’hanno sempre stimato tale.Oltre il bastone, nel grande Crocifisso delle Reliquie si conserva una piccola Croce che anche fu della Nostra Santa Madre Teresa, con un Crocifisso di pittura. E lo sopraddetto Padre Fra Ferdinando, lo diede alla Madre Maddalena di Gesù Maria e di questo anche ne tenemo l’istessa sicurtà che havemo dichiarato tenere dello bastone ».Pio IX, il 15 settembre 1849, quando per i moti rivoluzionari di Roma fu costretto a rifugiarsi a Napoli, volle onorare la Comunità di una sua visita e si dichiarò lieto di avervi trovato molta umiltà, povertà ed osservanza. In tale occasione accordò alle Religiose un’indulgenza plenaria da guadagnarsi la prima volta che si fossero confessate, e un’altra indulgenza plenaria da guadagnarsi una volta al mese, facendo una visita alla statua della Madonna posta nel Coro Superiore del monastero.La Chiesa, sorta in sostituzione di una cappella di cui si servirono provvisoriamente le prime Monache, e dedicata ai Santi Giuseppe e Teresa, fu dichiaratadi Regio Padronato delle Reali famiglie Borbone e Sassone ed aperta al culto nel 1757. Pare sia opera dell’architetto Carasale.E a tipo centrale non puro per l’inorganico sviluppo absidale; ma, nel complesso, sia per la luminosa cupola, sia per la sobrietà degli stucchi e la semplicità delle linee, risulta bella e dignitosa.Il quadro dell’Altare Maggiore, raffigurante la Vergine del Carmelo andò distrutto da bombardamento nella seconda guerra mondiale ed è stato sostituito con altra pregevole tela. Quello dell’altare a sinistra di chi entra rappresenta la scena del Calvario e l’altro, a destra, la S. Famiglia con S. Giovanni, San Gioacchino e S. Anna: ambedue sono opera di Giuseppe Bonito (1707-1787), uno dei migliori pittori dell’epoca.

Novena alla B. Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso

Novena alla B. Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso NovenaIn cammino con laBeata Maria Giuseppinadi Gesù Crocifisso Cenni biografici Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso(Giuseppina Catanea) Nacque a Napoli il 18 febbraio 1894. Battezzata il 22 gennaio 1894 col nome di Giueppina Catenea.Nel dicembre 1918, trovandosi in monastero, fu colpita dalla febbre spagnola, con varie complicazioni che la tennero immobilizzata. Il 26 Giugno 1923 fu guarita miracolosamente dalla reliquia del braccio di S. Francesco Saverio.Il 7 Dicembre 1932 dopo 22anni il Monastero dei SS. Teresa e Giuseppe viene approvato dalla Santa Sede. E il 30 gennaio 1933 la Beata vestì il Sacro Abito delle Carmelitane Scalze ricevendo il nome di Sr Maria Giuseppina di Gesù CrocifissoIl 6agosto 1933 fece la Professione Solenne e la Velazione.Il 2 aprile 1934 fu nominata sottopriora.Il 6 Agosto 1945 fu proclamata vicaria e il 29 settembre dello stesso anno fu eletta priora.Il 14 Marzo 1948 suor Giuseppina lascia questa terra in odore di santitàIl 1° giugno 2008 è stata beatificata da Sua Santità Papa Benedetto XVI Veni Sancte Spiritus! Vieni divino cesellatore, lavora l’anima mia, rendila docile ai tocchi del tuo amore.Rendimi pronta alle tue ispirazioni,vivificami come mia forza generatrice.Fecondami o mio Signore, affinchèio fiorisca nella santitàe fruttifichi per te nell’eroismo dell’amore.Fa chi io sia sempre attentaalle tue illustrazioni internee che raccolga le divine sementi.Veni Sancte Spiritus!   I Giorno Come sono contenta che vivi in un maggior raccoglimento interiore… comincia da oggi a sedere vicino a Gesù più a lungo per ritrovare in Lui la generosità di immergerti sempre più nei suoi santi voleri e la grazia di trasformarti completamente in Lui. (Lettera) Preghiamo: Signore per intercessione della Beata Maria Giuseppina cresca ogni giorno di più la nostra intimità con Gesù, per poter fare sempre quello che più piace a Lui. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi II Giorno In ogni vostra orazione dovete dimostrare che siete con Dio, che cosa dolce vivere con Dio, conversare con Lui, donarsi a Lui, servirlo, amarlo e non avere nulla sulla terra che ci distrae da Lui. Quale felicità è per noi la S. Comunione quando Gesù vive tutto in noi. (Pensieri) Preghiamo: Signore, per intercessione della Beata Maria Giuseppina aiutaci a riscoprire la meravigliosa presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia che vuole accompagnarci tutti i giorni per vivere sempre in comunione con Lui. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi III Giorno Finché saremo su questa terra non potremo sfuggire alla lotta. Mettetevi perciò nelle braccia amorose della SS. Vergine e fatevi bambina. I bambini non capiscono pericoli, sono sicuri della mamma loro e se alcuno vuole fare loro del male più si stringono al cuore materno. (Pensieri) Preghiamo: Signore, per intercessione della Beata Maria Giuseppina ottienici di vivere in compagnia della tua purissima Madre gettando nel suo Cuore ogni nostra preoccupazione e debolezza 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi IV Giorno La vera carità, figlia, il vero amore è piangere con chi piange, gioire con chi sta nella gioia, stare tristi coi mesti, insomma dimenticare se stessi, aiutare i bisognosi materiali e spirituali guardando Dio solo. Preghi lo Spirito Santo che glielo accresca ancora questo dono della pietà e che la ispiri ad agire però sempre con prudenza e semplicità. (Lettera) Preghiamo: Signore, per intercessione della Beata Maria Giuseppina, aiutaci a far nostre le pene e le gioie dei fratelli. Lo Spirito Santo ci suggerisca parole e gesti di consolazione, per rialzare chi è solo nella prova e nello scoraggiamento. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi V Giorno Perché passi nella tristezza i tuoi giorni? Non vedi, non senti come Gesù stringe al Suo Cuore l’anima tua e come t’invita a bere alla fonte della vita. (Pensieri) Preghiamo: Signore, per intercessione della Beata Maria Giuseppina aiutaci ad accettare e vivere sempre la logica del dono e della croce e riscoprire in esse la gioia di essere cristiano, le certezze personali di essere infinitamente amati al di là di tutto. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi VI Giorno Vigiliamo sempre attentamente di non far penetrare in noi pensieri che ci turbano e ci tolgono la pace e quando questi ostinatamente offuscano la serenità della nostra anima ricorriamo a Maria e riposiamo in Lei. (Pensieri) Preghiamo: Signore, per intercessione della Beata Maria Giuseppina ti offriamo tutti i nostri timori e tormenti, fa che si dileguino tutti i cattivi pensieri. È questa la nostra speranza, la nostra consolazione sia il rifugiarsi sotto il manto di Maria per ottenere protezione, coraggio, vittoria. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi VII Giorno Rendete sempre più feconda la vostra vita dando tutto a Maria. Per le sue mani immacolate fate passare tutto e fate rivivere nella vostra vita la sua. Offrite per lei le vostre preghiere, i vostri sacrifici e coprite col suo manto ogni debolezza, sostituendo col suo amore ogni freddezza. (Pensieri) Preghiamo: Per intercessione della Beata Maria Giuseppina concedimi, o Padre misericordioso, di vivere in un totale fiducioso abbandono nel cuore Immacolato di Maria, perché tutto il nostro vivere sia conforme al tuo volere e fecondo di bene per la salvezza delle anime. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi VIII Giorno Il Signore permette che certe miserie involontarie rimangono in te come tutela della purezza dello spirito, cioè la santa umiltà. Sii paziente, figlia mia cara e benedetta e ricordati che la pazienza è la misura di tutte le virtù. Gesù ti benedica e ti chiuda nel Suo Cuore (Pensieri) Preghiamo: Padre santo per l’intercessione della Beata Maria Giuseppina fa che sappiamo valorizzare le nostre miserie involontarie immergendole nel Sangue di Cristo, così da poter risorgere giorno per giorno a vita nuova. 3 Gloria al PadreB. Maria Giuseppina, prega per noi IX Giorno La volontà di Dio è stata sempre la brama ardente del mio cuore, null’altro ho desiderato. Io ho vissuto e vivo di questa volontà divina. Essa mi è necessaria più del pane che mi nutre e dell’aria che

Serva di Dio Teresa di Gesù Gimma

Serva di Dio Teresa di Gesù Gimma La Serva di Dio Sr. Teresa di Gesù (al secolo Gimma), del monastero S. Teresa, delle Carmelitane Scalze di Bari, visse l’esperienza della resistenza, fino al 12 luglio 1920 (il 13 luglio dovette lasciare il monastero di S. Giuseppe in Bari), e della resa, dal 13 luglio 1920 al 30 novembre 1948, facendo di questo percorso umano, ancora così  poco scandagliato e spesso addomesticato, il suo vero e profondo itinerario verso l’obbedienza ecclesiale e l’intima unione con Dio. 1. Cari fratelli e sorelle, vorrei proprio iniziare da una verità della nostra fede, che proclamiamo nel Simbolo apostolico, quando diciamo: «Credo … la comunione dei santi». Il Concilio Vaticano II ci dona un insegnamento profondo al riguardo: «non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo di esempio, ma più ancora perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito Santo sia consolidata dall’esercizio della carità fraterna. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio» [Lumen gentium 80]. Esiste, dunque, una reale vita in comune che noi condividiamo con tutti coloro che ci hanno preceduto nel cammino della fede: la vita di Cristo in noi, per la grazia battesimale, è la stessa vita che è in loro. Questa grazia di inabitazione e diconfigurazione cristica è dono di Dio  Padre, ma è impastata, in tutti i credenti, dallo Spirito Santo che la rende grazia unitiva, facendo una sola vita di tutti, saldando le esistenze credenti. Il rapporto fra ciascuno di noi e coloro che sono in Dio è quindi molto più profondo del rapporto che condividiamo con gli uomini e donne con cui conviviamo nella stessa città o nella stessa famiglia. La Chiesa ama celebrare questa comunione e partecipazione dei suoi figli e con i suoi figli, perché l’unione viva con loro è la sua stessa vita, sono parte di se stessa. L’incontro con gli scritti spirituali di Sr. Teresa di Gesù (Gimma) sono una opportunità per abitare più profondamente la traccia interiore di questa carmelitana scalza, rappresentano un valido strumento per illuminare la storia di questa donna, servono a maturare un senso più perspicace del mistero della Chiesa. 2. Suor Teresa di Gesù (Gimma), appartiene a quella compagine di testimoni della fede che la teologia cattolica contemporanea indica col nome di martiri bianchi. Non stupisca questa affermazione applicata alla vita di Sr. Teresa in quanto, a mio modo di vedere, occorrerebbe rivisitare, proprio a partire da questa categoria, quello che accadde nel “secondo tempo” dell’ esistenza terrena di questa nostra sorella, più precisamente quello che va dal 13 luglio 1920 al 30 novembre 1948, tentando di venir fuori dalle letture storico-interpretative date fino a questo momento. Chi sono i martiri bianchi? Che cosa significa esserlo? Perché alcuni testimoni della fede sono chiamati in questo modo? Sicuramente abbiamo un’idea abbastanza chiara su chi sono i martiri rossi; le cronache riferiscono oramai quotidianamente sulle morti di quanti periscono nella loro qualità di testimoni di Cristo, di quanti, in tutto il mondo, vengono barbaramente uccisi perché cristiani. Questa schiera di testimoni li definiamo martiri rossi. Ora, la prima cosa da non fare, volendo definire il martirio bianco, è quella di legarlo a fatti ed esperienze fuori dell’ordinario, ad esperienze di violenze fisiche e a persecuzioni violente. Una “morte” lenta ed anonima attende i martiri bianchi, una “morte” che non lascia neanche l’aura della gloria ma l’ombra del sospetto, della calunnia. Non c’è onore nel martirio bianco, c’è solo coerenza e fede nel Nazareno. La vita del martire bianco non scuote le coscienze perché viene nascosta ed infangata, tuttavia è un percorso meritorio agli occhi di Dio perché ricorda il silente lavoro dell’operaio nella vigna del Signore. Ma quanta fatica! E’ un quotidiano stillicidio, una tortura giornaliera, una vessazione continua. La vicenda di Sr. Teresa di Gesù (Gimma) mi induce a pensare che la sua esistenza è stata come un “martirio bianco” perché non con il sangue, ma portando il peso di scelte altrui, accolte con fede, obbedienza ecclesiale e senso filiale, ha pagato il prezzo, tra resistenza e resa, di testimoniare Cristo crocifisso. Il martire bianco è colui che porta ad una perfezione tale quella stessa fede che è in ognuno di noi, che per lui il mondo diviene la realtà in cui vive abitualmente nell’intima comunione con la SS.ma Trinità (confessio Trinitatis). Da questo promana una conseguenza assai importante. Il martire bianco, cioè colui che ha avuto il dono di un’esperienza di fede particolare, diventa guida di tutti i suoi fratelli e sorelle: con la sua stessa presenza e, non raramente, come nel caso di Sr. Teresa di Gesù (Gimma), anche con i suoi scritti. È guida perché testimonia che nella vita non siamo solo noi a decidere, ma ci sono situazioni, umanamente incomprensibili, in cui altri decidono per noi perché esercitano un potere istituzionale o affettivo, psicologico o di contraccambio. Questa esperienza, che ho definito di “resa”, nel caso di Sr. Teresa di Gesù (Gimma) non si configura come una forma di vita passiva, né come debolezza, ma assume i caratteri della “consegna”, dell’auto-consegna. Sr. Teresa (Gimma), da questo punto di vista, è coscienza critica della nostra città attraversata, all’indomani della prima grande guerra mondiale, da problemi sociali, economici ed umani, dalla forte ondata massonica ed anticlericale, dalla volontà della Chiesa cattolica di affermare la verità e la sua rilevanza storica e, nel nostro caso specifico, dalla determinazione, da parte della famiglia Gimma, che gestiva un ingente patrimonio ed annoverava nel suo albero genealogico uomini di cultura e di fede, personalità di prestigio e di rilevanza pubblica, di non lasciare scomparire il prestigio del proprio casato. 3. Sr. Teresa (Gimma),  infine, è una donna: appartiene a quella straordinaria schiera di donne che hanno segnato la storia della Chiesa e della città di Bari nel secolo ventesimo, come Elia di S. Clemente e Bina Morfini, per limitarmi a qualche nome. Esiste qualcosa che le accomuna, oltre alla loro appartenenza spirituale

Beata Giuseppina di Gesù Crocifisso

Beata Giuseppina di Gesù Crocifisso La santità di Dio ha visitato la nostra Provincia attraverso la vita bella del Vangelo della Beata Sr. M. Giuseppina di Gesù Crocifisso (­­+14 marzo 1948). Come non ricordare i racconti di tanti nostri Padri che l’hanno conosciuta e che sempre hanno serbato un ricordo vivo e grato della Sua amabilità e della testimonianza coraggiosa della sequela di Gesù? Come non fare memoria delle tante visite fatte da tanti di noi, ancora giovani frati, al monastero dei Ponti Rossi per parlare con la Madre Giuseppina o, semplicemente, per sentire la sua presenza e la bellezza della vita passata, quasi come un testimone, nella vita bella di tante sorelle? L’intreccio di questi ricordi e di quello che Ponti Rossi significa per tutti noi, fa la storia di una relazione che mi auguro possa sempre più tramutarsi in dono meraviglioso e speranza viva per la Provincia. Il ricordo, però, rappresenta per noi come un memoriale, riveste una portata che non è solo pensiero rivolto all’indietro, ma impegno di conformazione e di trasformazione della propria vita nel presente. Il memoriale, infatti, non ha solo forza attrattiva, ma coinvolge, ti rende compresente all’evento, crea come una forma di partecipazione profonda tra la tua vita e quello che il memoriale rappresenta. In questo senso possiamo realisticamente credere che la testimonianza della Beata Sr. M. Giuseppina è impegno di santità, di vita buona del Vangelo soprattutto per noi frati, monache e laici dell’OCDS della Provincia di Napoli. Questa singolarità non rappresenta un privilegio, ma deriva proprio dalla comune e condivisa partecipazione al carisma Carmelitano teresiano in questa Circoscrizione dell’Ordine e in questa parte di Chiesa. Anzi, è proprio questo nostro ricordo vivo che portiamo di Lei -come Carmelitani Scalzi- che produce come una espansione ecclesiale della sua stessa vita e della sua testimonianza, fino a rendere quel ricordo vitale un dono che non ci appartiene, perché dono per la Chiesa, per l’umanità. La Beata Sr. M. Giuseppina è stata una donna che ha prestato attenzione alla gente, che sentiva come parte di se stessa, della sua vocazione e missione. La vita buona del Vangelo l’aveva portata a capire che Dio non può essere felice mentre il mondo langue: “La mia felicità è far contenti gli altri, sollevarli, aiutarli”. Aveva capito che il cuore stesso del cristianesimo è la carità e che pertanto, come ricorda il S. Padre Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2012, la vita cristiana esige: “l’attenzione all’altro, la reciprocità e la santità personale”. Mi sembra che queste tre coordinate racchiudono qualcosa di quello che la Beata M. Giuseppina è stata per la sua città, la nostra Provincia religiosa e per la stessa Chiesa. Lei ha vissuto la responsabilità verso i fratelli prendendosi cura di ogni persona che bussava alla porta del monastero, si è sentita custode dei suoi fratelli (Gen. 4,9). “Anche oggi Dio ci chiede di essere <custodi> dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene… Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012). Lei ha vissuto il dono della reciprocità in mezzo ad un mondo lacerato dalla guerra e dalla povertà, mentre la società del suo tempo, come la nostra, sembrava sorda non solo alle sofferenze fisiche, ma anche a quelle spirituali e morali della vita. La <custodia> della memoria che la Beata Sr. M. Giuseppina ha avuto verso gli altri ci deve portare a vivere in comunione, legati gli uni agli altri come membra di un solo corpo. “Ciò significa che l’altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012). Lei ha vissuto la santità come un camminare davanti a noi. “L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore, <come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio> (Pr. 4,18), in attesa di vivere il giorno senza tramonto di Dio” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012). Il suo camminare dinanzi è stato come un mostrarci la via. La Beata  M. Giuseppina non si è mai risparmiata, non ha conosciuto la scienza del calcolo: “Il mio riposo consiste nel servire, aiutare, sopportare”. Solo chi decide di vivere il quotidiano in questo modo, da battistrada, può capire che la carità è il ministero dell’inquietudine e della felicità che si fa attenzione all’altro, del volto bagnato dalle lacrime della gioia e della sofferenza condivisa, il ministero della passione per il Regno che spinge la vita a tendere alla “misura alta” (Giovanni Paolo II, Lett. Ap., Novo millennio ineunte, 31).